tagliatelle "paglia e fieno" con pàstissada de caval corretta alla partenopea da accompagnare con Valpolicella Ripasso oppure con Gragnano
Le tagliatelle paglia e fieno le acquistate già fatte, per la pàstissada de caval la predo già pronta dalla macelleria equina più antica di Verona ( 100 anni all'incirca) a Piazzetta Monte, la parte della città a ridosso di piazza Erbe, dove era ubicato il foro romano, è la stessa pàstissada che mangiate, ma non ve lo dicono, se andate in qualche ristorante stellato della città, la migliore, in assoluto, la più veronese, quella autenticamente scaligera, fatta anche con la carne scarnificata dalla testa del cavallo, ma se volete cimentarvi a farla in proprio trovate la ricetta su internet, perdete tempo e fuoco, deve cuocere per ore, nella pentola adatta, e non sarà mai come quella anzidetta, naturalmente il mio palato partenopeo esige una "correzione" per poterla gustare sulle anzidette tagliatelle, infatti la pàstissada non muore sulla pasta ma vuole lo sposalizio con la polenta o con gli gnocchi di patate. L'incontro fedifrago con le tagliatelle viene compiuto facendo una salsa di pelati e a metà cottura immergendovi 3 etti di pàstissada per condire cinque piatti di tagliatelle abbondanti. Il risultato è nelle foto. Non vi aggiungo formaggio, coprirebbe di manto caseario gli aromi delle spezie sprigionantesi dalla pàstissada.
Secondo
una leggenda molto diffusa nella cultura popolare, questa antichissima ricetta
tipica veronese risale al quinto secolo dopo Cristo, e per la precisone al 30
settembre del 489. In quel giorno fu combattuta nelle campagne nei pressi della
città di Verona una furiosa battaglia tra il Re d'Italia Odoacre ed il Re degli
Ostrogoti Teodorico. Al termine dello scontro, vinto da Teodorico, rimasero sul
terreno migliaia di cavalli, che il popolo stremato dalla fame andò a
recuperare per far provvista. Per disporre a lungo della grande quantità di
carne, questa venne tagliata e lasciata macerare nel vino rosso, con dovizia di
spezie e verdure. La successiva cottura a fuoco lento portò alla scoperta di
questo squisito piatto, la cui ricetta tramandata di generazione in generazione
è arrivata fino ai nostri giorni.
INGREDIENTI
(PER 4 PERSONE)
600
grammi di polpa di cavallo (girello o scamone)
2
carote, 1 sedano bianco e 2 cipolle
40
grammi di farina e 50 di olio extravergine d'oliva
brodo
di manzo ed una bottiglia di vino Valpolicella
alloro,
noce moscata, chiodi di garofano, sale, pepe
PREPARAZIONE
In
una terrina capiente, mettere a macerare la carne ricoperta con il vino per
36/48 ore. Il giorno della cottura, mettere in una casseruola l'olio e il
burro, e fatevi rosolare il sedano, le cipolle e le carote tagliate a pezzi.
Prendete la carne dalla terrina e sgocciolatela, inserite i chiodi di garofano,
infarinatela e ponetela nella casseruola. Dopo un'ora di cottura, aggiungere
metà del vino della marinata, l'alloro e una spolverata di noce moscata
grattugiata. Continuate la cottura a fuoco moderato per circa tre ore. Durante
la cottura aggiungete alla bisogna, qualche mestolo di brodo. Al termine della cottura
aggiustate dei sale e aggiungete il pepe macinato al momento. Al termine della
cottura, la carne sarà morbida, friabile. Togliete la carne dalla casseruola e
affettate delicatamente. Passate parte delle verdure al setaccio,
aumentando la densità del sugo, con un pò di farina e una noce di burro.
Lasciate consumare fino ad ottenere la densità desiderata ...una variante
prevede di tagliare la carne all'inizio della preparazione, ottenendo alla fine
una sorta di gustoso spezzatino. Servire le fette di carne belle calde, quasi
bollenti, ricoprendole col il sugo. Accompagnate con polenta gialla, meglio se
abbrustolita, e una bottiglia vino Valpolicella Superiore o Amarone della
Valpolicella.
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